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Il SEGA Dreamcast: il successore del SEGA Saturn
La console Sega Dreamcast ha segnato una generazione con un sistema di gioco innovativo e titoli indimenticabili, ma il suo lancio non era partito sotto i migliori auspici.
Sega era reduce dall’insuccesso della console Saturn, uscita nel 1995, che, al di fuori del Giappone, aveva conosciuto poco successo di pubblico.
Con la concorrenza di Nintendo e Sony molti avrebbero scommesso sulla caduta di produzione dell’azienda, ma nel 1999 Sega riuscì a riprendere popolarità grazie al sistema di gioco Sega Dreamcast.
Con una grafica all’avanguardia, una grande varietà di giochi da 10 e lode (fra cui quelli del famosissimo riccio Sonic) e un prezzo vantaggioso, la console riuscì a conquistare il mercato americano, permettendo a Sega di tornare temporaneamente alla popolarità che non conosceva dal lancio del Sega Genesis, avvenuto nel 1989.
Purtroppo il Sega Dreamcast, pur avendo avuto un grande successo di pubblico, ha comunque rappresentato il canto del cigno per l’azienda giapponese.
Oggi questo modello è considerato uno dei più blasonati dell’azienda, e viene visto con nostalgia da appassionati in tutto il mondo.
Caratteristiche hardware della console Dreamcast
Il processore del Dreamcast era l’ Hitachi SuperH 4 da 3.2 milioni di transistor @203 MHz con una potenza di calcolo da 1,4 miliardi di operazioni al secondo
Il processore grafico NEC Videologic CLX2 PowerVR @106 MHz con la capacità di gestire un Rendering grafico pari a 7 milioni di poligoni al secondo, la memoria interna era di 26 MByte RAM di tipo non-unificata suddivisa in 16 Mbyte principale, 8 MByte e il processore e 2 MByte dedicata al processore audio
Gli utenti adoravano l’hardware Dreamcast, in particolare la grande serie di periferiche, insieme alla riproduzione LAN e CD integrata.
Con le sue possibilità di connessione avanzate e la sua facilità di collegamento il Dreamcast è riuscito a conquistare consensi colmando il divario fra PC e console.
La console ha saputo guadagnarsi la popolarità anche grazie alla capacità di leggere i CD, funzione che ha permesso a diversi players di far girare videogiochi “piratati” che, anche se secondo alcuni ha danneggiato i guadagni di Sega, per altri ha contribuito a rendere la console ancora più accattivante.
Una delle funzionalità più amate dagli appassionati si ritrova nella Visual Memory Unit (VMU), una specie di “console nella console” portatile che ha permesso ai giocatori di poter visionare i propri progressi sfruttando un dispositivo tipo Tamagochi.
Anche se pochi giochi hanno saputo sfruttare al massimo le potenzialità di questo elemento, i mini giochi offerti dalla VMU sono ricordati con nostalgia ancora oggi.
I controller del Dreamcast, contraddistinti dalla loro forma ad astronave, rappresentano ancora oggi un aspetto piacevole per gli appassionati della console Sega, che ne lodano non solo l’estetica inconfondibile, ma anche l’ergonomia curata e comoda.
I giochi di maggior successo del Dreamcast
Questi rappresentano uno dei motivi per cui il Sega Dreamcast è stato un sistema di gioco così popolare, e molti di loro sono entrati nella Hall of Fame dei videogiochi, giocati e amati da appassionati anche 20 anni dopo.
Dagli arcade ai giochi di combattimento, vediamo i titoli più popolari che hanno legato il loro nome al Sega Dreamcast.
Il gioco più venduto del Dreamcast è stato Sonic Adventure, in cui Sonic e i suoi amici dovevano fermare il Dr. Eggman che scopre la leggenda di Chaos a cui gli dei avevano donato i sette smeraldi del caos, inizia così l’avventura in 3D (anche se rispetto ad oggi eravamo agli albori dei videogame 3D) del Riccio più famoso al mondo che grazie alla sua velocità rende questo videogame molto giocabile e divertente
• Soulcalibur: questo è uno dei giochi di combattimento più acclamati di tutti i tempi. Con quasi 20 personaggi giocabili, questo titolo vanta uno spessore e una giocabilità che ispira una comunità multiplayer che rimane forte anche oggi. Sebbene mancasse ancora della possibilità di creare un personaggio proprio, Soulcalibur per il Dreamcast ha dimostrato la console Sega era una piattaforma molto più capace per i giochi di combattimento che sistemi come PlayStation e Nintendo 64.
• Street Fighter III 3rd Strike: meno popolare di altri titoli della serie, questo gioco di Capcom rappresenta un vero e proprio cult per un nutrito seguito di appassionati, e continua a essere giocato in competitiva nel 2019. Il gioco ha aggiunto nuovi personaggi ai sempreverdi Ryu e Ken, ma ad alcuni fan ha fatto storcere il naso l’eliminazione di altri volti cardine della serie.
• Tony Hawk’s Pro Skater: questo titolo ha rappresentato un classico non solo per gli appassionati di skate, ma per tutti quegli spiriti punk che animavano la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000.
Con il sottofondo di Millencolin e Bad Religion compiere trick e gare sulla tavola è stato il passatempo preferito di giocatori in tutto il mondo. Questa versione, inoltre, ha implementato la felice funzione che permetteva al giocatore di creare uno skatepark personalizzato.
• Sonic Adventure 2: il riccio blu è stato il volto di Sega così come Super Mario è ancora oggi quello della Nintendo, e così il Dreamcast non poteva non poteva prevedere un titolo incentrato tutto sulle avventure del velocissimo Sonic.
Questo titolo è stato caratterizzato da un gameplay vario e stimolante, che ha compreso più puzzle, storia e possibilità esplorative, oltre a una varia scelta di personaggi giocabili; tutto questo senza perdere neanche un po’ la classica atmosfera di ogni avventura targata Sonic The Hedgehog.
• Resident Evil: Code Veronica: il successore di Resident Evil 2 continuò sulla linea del gameplay survival-horror dei suoi precedenti, approfondendo ulteriormente i misteri che circondano Raccoon City e l’epidemia zombie che minaccia di distruggere il mondo.
Nonostante non sia un titolo “numerato” della serie, Resident Evil: Code Veronica è stato cruciale per gli appassionati che cercano di capire nel profondo le vicende della serie, offrendo loro anche un’apparizione dell’antagonista di lunga data Albert Wesker.